sabato 12 maggio 2012

{3a Parte} R I F L E T T E N D O sulla C U L T U R A V E D I C A



    R I F L E T T E N D O sulla C U L T U R A  V E D I C A - Parabhakti Das - {3a Parte}




Amare i nemici (agosto 2010)
di Radhanath Swami

Radhanath SwamiSteven J. Rosen Radhanath Swami è un guru Gaudiya Vaishnava e membro della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON)

In questo mondo oscuro si diventa una grande minaccia se si dice la verità. Prabhupada (il fondatore del nostro movimento) passò attraverso ogni tipo di difficoltà per diffondere la coscienza di Krishna.
Haridas Takura (un santo della tradizione Vaishnava) era d’origine mussulmana e quando divenne devoto, fu scacciato sia dai suoi confratelli che lo consideravano un traditore, sia dagli Indù che lo consideravano un intoccabile. Fu condannato ad essere bastonato fino alla morte.



          Krishna, Dio accorse ed era pronto ad uccidere i suoi carnefici, ma Haridas pregò il Signore di essere compassionevole verso di loro e Lui si fermò.


          Questa è la natura del devoto. Tutte le grandi anime amavano le persone che volevano torturarli, amavano le persone che li odiavano. Questo è il vaishnava, il devoto.


        Krishna dice nellaBhagavad-gita che nessuno è più caro a Lui di chi predica, ma per predicare dobbiamo essere nello stato d’animo di perdono e compassione come Haridas Takura, Prabhupada, Nityananda.


        Talvolta anche i religiosi, nutrono sentimenti negativi tra di loro. In realtà se non siamo in grado di amare i nostri nemici, non saremo neppure capaci di amare i nostri amici.
Poiché l’amore si trova al livello spirituale, l’amore è per l’anima, l’amore è in armonia con Krishna, con Dio e Lo soddisfa.

Così questi sciocchi disaccordi divengono insignificanti.
Il principio universale di tutte le religioni, jiva daya: è mostrare compassione agli altri esseri viventi, dando loro il nome di Dio, questa è l’essenza di tutte le religioni, ecco ciò che i grandi santi hanno insegnato, questo è il vero dialogo interreligioso.


Dialogo interreligioso non significa partecipare a conferenze per cercare di discutere ciò che ci unisce e ciò che ci divide, questo va bene, ma è così superficiale.



       

Il vero dialogo è quando la gente comprende che questa è l’essenza della

religione e che qualsiasi religione si stia seguendo, ci si sottomette a questo principio sottomettendoci al Dio di tutte le religioni, pregando, servendo, recitando il suo Santo Nome e vivendo come uno strumento di compassione e amore verso tutti gli esseri viventi.


        Solo chi si sforza di vivere così può capire cos’è la Religione.
E quando persone di differenti fedi si sforzano di vivere secondo questo principio, riconoscendolo e apprezzandolo, allora questa è interreligione.


        I grandi santi e profeti di tutte le religioni vissero una vita d’umiltà, di verità, d’onestà, di volontà di sacrificare la loro vita, mostrando amore e perdono verso gli altri...
Dove vediamo queste qualità chiniamo la testa con rispetto e offriamo una sentita gratitudine e un omaggio dal cuore.

La realizzazione spirituale: da ahankara a prema settembre 2010

La realizzazione spirituale: da ahankara a premaQuale religione è la migliore, quale di esse è la più importante? Ogni volta che mi vengono proposti questi quesiti, mi viene spontaneo riflettere su quanto sia diffusa l'abitudine di classificare ogni cosa e di come la natura competitiva sia purtroppo presente anche tra i credenti di ogni religione. La mia e la tua religione, il mio Dio e il tuo Dio, le religioni di stato, le nostre radici filosofiche, i nostri riti, e così via. Poco più che ragazzino, già ero affascinato dal misticismo e dalle religioni in generale e non mi sfuggiva occasione per coltivare la mia ricerca interiore.

La miscela di genti e culture a cui siamo oggi abituati, era allora molto meno diffusa ed incontrare un esponente di una tradizione diversa da quella Cattolica costituiva sempre un avvenimento. Sognavo di viaggiare in Africa o nei paesi Arabi, ma soprattutto in Oriente, dove avrei potuto incontrare mullah, rabbini, brahmana, lama, yogi e con loro praticare varie tecniche di realizzazione spirituale. Un sogno che nel tempo si è realizzato, avendo avuto la fortuna di conoscere mistici e religiosi che hanno grandemente contribuito alla mia crescita culturale e spirituale. Ma è nella cultura vedica che ho infine trovato un'impostazione originale e atipica: essa infatti non descrive una religione specifica.

Sbagliano coloro che la omologano all'Induismo, sebbene quest'ultimo affondi le proprie radici in essa. La cultura vedica e in particolare quella vaisnava, non cerca di affermare un particolare credo religioso ma parla piuttosto di sanatana-dharma, l'eterna occupazione di ogni essere, che conduce al risveglio della propria natura spirituale, per riconnettersi al Divino attraverso un sentimento d'amore spirituale puro, chiamato prema.

Secondo gli insegnamenti vedici, per tornare nel mondo spirituale, dimora originale di tutti gli esseri viventi, non è sufficiente aderire ad una particolare tradizione religiosa, ma è invece fondamentale seguire un processo di purificazione, o sadhana. Per raggiungere la perfezione, esso può richiedere anche molte reincarnazioni e spesso inizia concretamente con l'adesione ad un credo religioso o ad un metodo yoga.

I vari percorsi religiosi, filosofici e culturali sono da considerasi propedeutici a quello stato di coscienza pura, dove le catalogazioni geoculturali e religiose non trovano più ragione d'essere.

Srila Prabhupada, grande erudito e mistico, in uno dei suoi commentari ricorda: “Le religioni non sono altro che affluenti del fiume della conoscenza spirituale, che sfocia nell'oceano della trascendenza.” Anche Krishna, Dio, la Persona Suprema, al termine della Bhagavad-gita, dopo aver adeguatamente istruito il Suo amico e discepolo Arjuna sulla conoscenza del corpo fisico, psichico e spirituale e sui vari metodi di realizzazione del sé annuncia: “Lascia ogni forma di religione e semplicemente abbandonati a Me. Io ti libererò dalle conseguenze delle tue azioni, non temere.”

La religione è dunque un mezzo per coltivare la coscienza spirituale. Il primo passo consiste nel situarsi al livello di sattva, la virtù, posizione dalla quale la comprensione degli argomenti spirituali diviene realmente possibile.

Le regole ed i principi etici promulgati nelle varie tradizioni religiose e filosofiche servono questo scopo e originano tutte da quell'unico Dio che, in accordo a tempo, luogo e circostanza, ne commisura modalità e dettagli, in modo da garantire ad ogni persona una evoluzione spirituale adeguata alla condizione in cui si trova a vivere.

La cultura vedica indica i quattro principi universali del dharma: Misericordia, Purezza, Veridicità e Austerità. Le regole che regalano queste quattro virtù a coloro che le praticano sono: evitare di consumare la carne degli animali o di sfruttarli (Misericordia), condurre una vita sessuale regolata (Purezza), evitare l'azzardo nel gioco e nella vita (Veridicità) ed evitare di assumere droghe, alcol o altre sostanze alteranti (Austerità).

Il processo della realizzazione spirituale è poi costituito da nove stadi conseguenti: sraddha, la fede, sadhu sanga o associazione con spiritualisti autentici, bhajana kriya, offerta di servizio a Dio, anartha nivritti, la purificazione e la rimozione degli ostacoli interiori, nistha o stabilità nella vita spirituale, ruci, sentimenti di gioia, asakti, scambi emozionali spirituali, bhava, la coscienza spirituale profonda e prema, il puro amore per Dio, fine ultimo della realizzazione spirituale.

Per accedere al sentiero del cammino spirituale, è inizialmente necessario il desiderio di guardare oltre ahankara, o identificazione con il corpo. Essa è composta principalmente da ahanta, o errata coscienza del , che viene identificato come corpo fisico o psichico e mamata, la coscienza di mio, in altre parole, la mia famiglia, la mia casa, la mia auto, la mia nazione e così via.

Questi due aspetti di coscienza grossolana vengono superati grazie a jnana, la conoscenza, raggiungendo gradualmente la liberazione dal falso concetto di identità materiale. Viceversa, più predomina l'errata identificazione con il corpo e il concetto di proprietà, più ci si lega alla materia.

L'ordine di progressione, dallo stadio di condizionamento materiale a prema, il puro amore per Dio, è il seguente:

  1. quando l'aspetto materiale di ahankara e mamata è estremamente radicato, esso lega indissolubilmente l'essere al ripetuto ciclo di nascita e morte;

  2. quando nasce la fede e la persona considera l'idea di diventare un servitore di Dio, gli aspetti materiali vengono parzialmente spiritualizzati e la jiva, l'essere o anima, si qualifica per il servizio al Signore;

  3. allo stadio di sadhu sanga, la spiritualizzazione cresce;

  4. raggiunto lo stadio di anisthita bhajana kriya, l'aspetto spirituale è localizzato mentre di quello materiale mantiene ancora piena forza;

  5. allo stadio di nistha, la spiritualizzazione aumenta ancora e l'influenza materiale regredisce ulteriormente;

  6. in ruci, la coscienza spiritualizzata di “io” e “mio” domina e la coscienza materiale diventa localizzata;

  7. allo stadio di asakti, l'aspetto spirituale è completo mentre rimane solo una traccia di quello materiale;

  8. situati al livello di bhava, dell'aspetto materiale rimane solo un'ombra, che appare solo occasionalmente;

  9. allo stadio di prema, la consapevolezza spirituale è estremamente intensa e quella materiale completamente assente.

Per entrare e risiedere nella dimensione spirituale è fondamentale situarsi allo stadio ultimo di prema, condizione che può essere raggiunta già in questo mondo. Non c'è quindi solo la speranza che il dopo morte ci riservi qualcosa di positivo, la coscienza spirituale può essere ritrovata e vissuta in modo completo già in questa vita.

Alla luce degli insegnamenti vedici, la catalogazione delle tradizioni religiose finalizzata a definire la superiorità di una sopra le altre, è chiaramente frutto di una visione maldestra e parziale, addirittura settarea. Per chi avanza genuinamente lungo il sentiero spirituale, diventa evidente come le varie tradizioni contribuiscano ad allargare la varietà della proposta, per il beneficio di ogni essere umano.

Nel mondo spirituale non ci sono svariati Dio e non esistono i dipartimenti Induista, Cristiano, Musulmano, Ebreo, Zoroastriano, o altro. Esiste solo il puro, incondizionato, ininterrotto sentimento d'amore per Krishna, o Dio, che immerge coloro che lo raggiungono in un'incessante e sempre crescente estasi spirituale.

Il bhakti yoga, l'unione con Dio attraverso l'amore spirituale, è la piattaforma comune a tutte le tradizioni religiose e di pensiero, verso la quale, più o meno consapevolmente, tutte convergono. Una volta raggiunta quella posizione eccelsa, ci si libera facilmente e naturalmente da identificazioni e catalogazioni materiali di qualsiasi natura.




Adorazione od Idolatria? La storia di Sri Jagannath ottobre 2010

Adorazione od Idolatria? La storia di Sri JagannathLa prima volta che si entra in un tempio Induista spesso si rimane confusi dalla moltitudine di raffigurazioni presenti sull'altare.
Quando poi si assiste all'offerta di cerimoniali, di cibo, di fiori alla Divinità, il visitatore meno informato potrebbe concludere di stare osservando pratiche di idolatria politeista.


        Anche se le tradizioni religiose presenti in India sono così tante e diverse tra loro, tanto da costituire un vero e proprio universo, è bene ricordare che quella monoteista è quella più diffusa e che nei suoi altari sono adorate solo murti (statue sacre) che rappresentano manifestazioni di Dio (Avatara) o che ne ricordano i passatempi.


        Sono quindi escluse raffigurazioni di deva (dei o semi-dei), i responsabili dei fenomeni naturali, dei sensi o dei sentimenti (vedi gli dei greci) tanto venerati da chi cerca benesseri e facilitazioni materiali.


        La varietà sull'altare rappresenta il polimorfismo di Dio.
Con questa comprensione di base, sarà affascinante per il ricercatore spirituale studiare le caratteristiche e conoscere le storie delle varie manifestazioni di Dio adorate in India (Krishna, Rama, Govinda, Jagannath ecc.)


        Di seguito trovate la trascrizione di una lezione di Radhanath Swami tenuta in occasione del festival del Ratha Yatra (festival dei carri) in onore di Sri Jagannath (Jagat = universo Nath = Signore)


        Nella prima parte approfondisce la differenza tra idolatria ed adorazione, tra politeismo e polimorfismo, nella seconda, racconta la storia di Sri Jagannath, la manifestazione di Dio tanto adorata nell'India orientale, in particolare nell'Orissa.
Ogni anno a nella sacra località di Jagannath Puri i giganteschi carri delle Divinità sono fatti sfilare tra milioni di festanti pellegrini.
La ISKCON organizza ogni anno il festival del Ratha Yatra anche nelle principali capitali del mondo; in Italia a Milano, Firenze, Viareggio.

Parabhakti das

Prima Parte

L'adorazione della Divinità
di Radhanath Swami

“Oggi stiamo celebrando uno dei festival più meravigliosi - la storia di come questo evento fu originato dal Signore e dai Suoi devoti è meravigliosa.


   Le Scritture dicono che quelli che vedono la Divinità come fatta di pietra o di legno, il maestro spirituale come una persona comune ed i vaisnava (devoti di Dio) come ordinari, catalogandoli in religioni, nazionalità, razze, possiedono una mentalità infernale. Nel mondo occidentale, l’adorazione delle Divinità è fraintesa e scambiata per idolatria. Le persone pensano, voi versate queste sostanze preziose come lo yogurt, il ghi (burro chiarificato) su degli idoli di legno; perché non le distribuite ai poveri?


        Anche nella letteratura vedica l’adorazione degli idoli è condannata!
Nella Bibbia e nel Corano apprendiamo che c’erano persone immorali, irreligiose, senza etica che adoravano idoli per motivi di bassa levatura. I diversi idoli erano adorati per ottenere benefici personali ed in pratica non c’era nessuna concezione di Dio. Per questo i riformisti spirituali, i profeti e le persone sante di quel tempo, condannarono l'adorazione degli idoli.

 Dichiararono che esiste un solo Signore Supremo e che tutti gli esseri viventi sono Suoi figli. Si deve adorare, dicevano, questo Signore Supremo indirizzando a Lui ogni adorazione, come si annaffiano le radici per nutrire un albero.
Presero le distanze, discostandosi dagli idoli.


        Queste persone, non adoravano neppure gli esseri celesti, bensì degli idoli di loro invenzione, per scopi di loro invenzione.
Anche noi siamo della stessa opinione di quei saggi!
“Nella cultura vedica, che è una cultura senza tempo, rivelata dallo stesso Signore Supremo e che è stata seguita dai più grandi trascendentalisti dal cuore puro, troviamo l’adorazione di quella suprema Verità Assoluta nella forma di Divinità. È una grande scienza che risveglia la devozione e l’amore per Dio; dobbiamo comprenderla in modo scientifico.


        La Suprema Verità assoluta, possiede innumerevoli potenze, queste potenze sono classificate in tre categorie: l’energia interna del Signore, l’energia esterna del Signore e l’energia marginale (gli esseri viventi). Il mondo spirituale esiste da sempre, là ogni cosa è eterna, piena di conoscenza e di felicità, questo è l’illimitato regno del Signore, in esso esistono innumerevoli pianeti spirituali e tutti questi pianeti si trovano nel cielo spirituale.

Il cielo spirituale è il Brahmajyoti, il fulgore che emana dal corpo del Signore; su ognuno di questi pianeti il Signore risiede in varie forme per reciprocare con i Suoi devoti. Tutto quello che avviene su quelle dimore, è sotto il controllo di Yogamaya la Sua energia interna. Poi abbiamo l’energia materiale e l’energia marginale.
“L’energia marginale o jiva-shakti sono le innumerevoli particelle o parti integranti che emanano dal Signore Supremo.

 Poiché l’esperienza spirituale più alta è quella dell’amore e l’amore perfetto avviene tra l’amato e l’amante, Krishna si espande in innumerevoli entità viventi che hanno la funzione di dare piacere al Signore dal quale riceveranno in cambio piacere.
“Sia Mosè sia Gesù dichiararono che il comandamento più importante, quello più elevato è quello di amare il Signore con tutto se stessi, mente, corpo, parole. La natura costituzionale dell’essere è di amare Dio, perché è parte di Dio, proprio come gli innumerevoli raggi che emanano dal pianeta solare.

Ogni raggio è qualitativamente identico al sole ed emana luce e calore, il raggio però è solo una minuscola, infinitesimale parte del sole; emana dal sole ed è sempre subordinato ad esso, allo stesso modo il Signore Si espande ed emana innumerevoli particelle, le anime spirituali. Ognuna è qualitativamente uguale a Lui. Noi siamo tutti sat, cit e ananda, eterni, pieni di conoscenza e di felicità, ma un altro aspetto della natura dell’anima è che siamo subordinati a Lui. La nostra esistenza ha un solo scopo, gustare e condividere l’estasi dell’amore divino. L’amore però per essere definito tale ha bisogno del libero arbitrio.


“Recentemente a Mumbai (Bombay) un mio amico mi ha portato in uno studio d’animazione… col computer riescono a creare qualsiasi cosa, possono creare persone, creazioni che sembrano proprio persone, l’operatore può programmarle in modo che facciano qualsiasi cosa, possono saltare montagne, muovere gli arti a piacimento dell’operatore...

A queste piccole persone, potete far fare qualsiasi cosa eccetto una… non possono amare, perché l’amore richiede il libero arbitrio. Se puntaste una pistola alla testa di qualcuno dicendo: “Servimi!” probabilmente vi servirebbe, ma proverebbe piacere nel farlo? Sentireste voi piacere? Se la persona però abbandonasse ogni cosa per servirvi, questo atto, non susciterebbe forse in voi altrettanto amore?

Per essere perfetto, l’amore, ha bisogno di questo libero arbitrio.
“Noi siamo jiva-shakti o tathastha-shakti, noi possiamo decidere se servire il Signore con amore con devozione o se vivere indipendentemente da Lui. Al fine di ampliare in generale questa dimensione dell’amore divino, il Signore si espande nel mondo materiale, ed è lì che noi stiamo vivendo. L’energia materiale è eterna, ma tutte le sue manifestazioni sono temporanee.


        Nel mondo spirituale, il tempo si nota per la sua assenza. Lì ognuno è eterno, ogni cosa è eterna. Non esiste la vecchiaia, non esistono né la sofferenza né la morte.


“In questo mondo materiale siccome ogni cosa è controllata dal tempo, ogni cosa è soggetta a invecchiamento e morte, perciò c’è così tanta sofferenza. Lo Srimad-Bhagavatam, dice che lo scopo di tutte le sofferenze che quest’energia materiale racchiude è quello di spingere ed ispirare le persone a ritornare a casa, nella loro dimora eterna, al servizio di Dio. L’anima è indistruttibile, ma deve attraversare tutte queste fasi di vita materiale ed esperienze.


“Il Signore è così gentile… Nella Bhagavad-gita Krishna dice che personalmente discende in questo mondo materiale con gentilezza e misericordia verso di noi, discende per ristabilire i principi della religione e per attrarci con i Suoi meravigliosi passatempi. In accordo a tempo, luogo e circostanze il Signore appare nella Sua forma originale di Syamasundara oppure nelle Sue forme plenarie di Varaha, di Ramacandra, oppure discende attraverso i suoi figli, i suoi rappresentanti autentici, i Suoi puri devoti.

C’è una sola religione, il sanathana-dharma, che significa amare Dio, questo sanathana-dharma è rivelato in diversi luoghi attraverso differenti linguaggi e religioni, ma l’essenza di tutte le religioni è servire ed amare Dio. Tutti i settarismi sono basati su mentalità ristrette. Il Signore è la fonte di tutte le energie.


“Ho brevemente descritto le tre energie principali del Signore, ora, dirò qualcosa di più sull’energia materiale. Krishna dice nella Gita: ‘Questa Mia divina energia costituita dalle tre influenze della natura materiale, è molto difficile da superare, ma colui che si sottomette a Me, può facilmente varcarne i limiti.’ Krishna dice che dal Suo punto di vista, quest’energia materiale è divina, eterna e trascendente. Srila Prabhupada afferma che in realtà c’è solo un’energia, che si differenzia in base alla nostra percettività.”


  “Prendiamo ad esempio l’energia proveniente da una centrale elettrica: quando viene utilizzata in un forno, crea calore, se la stessa identica energia viene utilizzata da un frigorifero, genera freddo. Quindi l’energia elettrica non è né calda, né fredda, è un’energia che si manifesta in modo diverso in accordo ai ricettori. Una persona illuminata spiritualmente è sempre in contatto con l’energia spirituale del Signore, ma per colui che ha desiderio di agire indipendentemente dal Signore, quella stessa energia si esplicita come materiale e si propone nelle tre influenze: virtù, passione ed ignoranza. Dal punto di vista di Krishna è però la stessa energia.


“Quindi, cos’è la Divinità? Krishna a causa del Suo amore per le entità viventi, vuole darci un’opportunità per reciprocare con Lui e venire purificati dal Suo amore ma, poiché noi siamo così condizionati dal nostro ego materiale, non possiamo percepire l’energia spirituale. Quando però i nostri occhi sono unti dal balsamo dell’amore per Dio, possiamo vedere Krishna manifestarsi ovunque, quando, al contrario, sono oscurati dalla cataratta dei desideri egoistici, tutto è filtrato da questa malattia.

Nella concezione materiale possiamo vedere solo cose materiali, il Signore è così misericordioso che personalmente appare nella Sua stessa energia materiale per rivelarsi a noi.
“Il legno è un’energia di Krishna e se Lui decide di rivelarsi in quest’energia per farsi servire, vedere amare da noi, c’è forse qualcosa che può impedirglielo?

Srila Prabhupada lo spiega in questo modo: Dio è illimitato ed al fine di mostrare la Sua misericordia e rivelarSi, Si mostra nell’energia materiale affinché noi possiamo percepirLo e servirLo. Dire che il Signore non può manifestarsi nella Sua energia per reciprocare con i Suoi devoti, significa limitarLo, per questo osserviamo che i più misericordiosi i più elevati spiritualisti nella storia del mondo, adorano la Divinità.


“Nella cultura vedica, l’adorazione delle Divinità è la più alta forma di spiritualità ma, per essere tale, la Divinità dev’essere fatta secondo l’ordine del Signore e seguendo le informazioni delle Scritture. Prabhupada diceva che la Divinità è come una casella postale, non tutti i contenitori porteranno la vostra posta a destinazione, solo la casella autorizzata recapiterà la vostra posta, quindi la Divinità autorizzata, istallata da un rappresentante spirituale autorizzato, ci consente di indirizzare il nostro servizio, il nostro amore al Signore.

Non è che Krishna è nella Divinità... Krishna è la Divinità. Questa (rivolgendo lo sguardo verso l’altare) è la meravigliosa forma che si piega in tre curve; accanto la Sua energia interna, Srimati Radharani.

Radha-Vrajasundhara sono lì, personalmente, davanti a noi e in accordo alla nostra sottomissione Si rivelano a noi. A seconda della natura del nostro amore, saremo più o meno in estasi nel vedere Radha e Krishna.

All’inizio accettiamo questo principio sulla base della fede che viene dalla logica e dalla filosofia. Seguendo il sentiero della Bhakti e con la fede, gradualmente ci purificheremo e realizzeremo Krishna nella forma delle Divinità, Krishna nella forma del Suo nome.




La storia di Jagannath, Baladeva e Subhadra e lo snana-yatra novembre 2010

Jagannath, Baladeva e Subhadra“Quando Krishna era in questo mondo a Dwarka, a volte di notte piangeva per la separazione da Radharani e dagli abitanti a Vrindavana. I residenti di Vrindavana avevano un cuore semplice ed erano animati dal puro amore. Le regine di Dwarka chiesero a Rohini-devi: per favore narraci i passatempi di Krishna a Vrindavana, perché tra tutti gli abitanti di Dwarka, solo Krishna, Balarama e tu stessa, siete vissuti a Vrindavana.
Rohini la madre di Balarama, ammonì: ‘Se io incomincio a parlare dei passatempi di Vrindavana, Krishna e Balarama mi sentiranno e correranno immediatamente a Vrindavana dalla quale non andranno più via. Non saranno più in grado di controllare il loro amore per i Brijabasi (abitanti di Vrindavana) e saranno sopraffatti da un’estasi incontrollabile. Perciò’, disse Rohini devi, ‘non posso parlarvi di quei divertimenti.’
‘No, no’, dissero le regine, ‘per favore racconta e non appena arriveranno smetterai.’
‘Sicuramente verranno’, aggiunse Rohini.
“Subhadra, Yogamaya, è la figlia di Devaki ed anche la sorella di Krishna e Balarama. Lei disse: ‘Io starò davanti alla porta a fare la guardia, non appena Li vedrò avvicinarsi subito ti avvertirò così potrai smettere.’
Rohini-devi, iniziò allora a narrare i passatempi di Krishna e Balarama a Vrindavana e tutte le regine furono rapite in un ascolto estatico. Subhadra stava di guardia alla porta.
“Immediatamente però Krishna e Balarama capirono che da qualche parte si parlava di Vrindavana e rapidamente Si avvicinarono all’assemblea e Subhadra, anche Lei assorta in un’estasi trascendentale, non riuscì a dire nulla.
Balarama allora si mise da una parte della porta e Krishna dall’altro lato ed ascoltando i meravigliosi passatempi con i pastorelli e le gopi, divennero come di legno; incapaci di muoversi continuarono ad ascoltare. Rohini-devi, non sapeva che erano lì e cominciò a narrare dell’amore di Srimati Radharani attraverso il quale Radharani stessa controlla Krishna. Krishna cadde allora in una profonda estasi chiamata maha-bhava prakasa. I Suoi occhi si dilatarono in grandi cerchi, le braccia e le gambe si ritirarono nel corpo, proprio come quelle di una tartaruga che ritira le sue membra nel guscio. Un meraviglioso e gran sorriso sbocciò sul viso del Signore che rimase lì, come un pezzo di legno. Simultaneamente, gli stessi sintomi estatici si manifestarono in Subhadra e Balarama.
“In quel momento Narada Muni, il grande devoto viaggiatore, apparve sulla scena e quando vide questa maha-bhava prakasa, Krishna nell’estasi dalla separazione da Vrindavana, cominciò a gridare: ‘L’ho visto, L’ho visto, L’ho visto.’
Così Krishna, Balarama e Subhadra uscirono dalla Loro trance e Narada muni danzava e piangeva dall’estasi e dalla gioia. Vi ho visti, nel Vostro estatico sentimento di separazione da Vrindavana. Narada muni chiese allora una benedizione a Krishna: “Fai che in qualche posto di questo mondo queste Vostre forme di Jagannath, Baladeva e Subhadra siano adorate e concedimi la benedizione che chiunque Le veda e Le adori con un cuore puro, possa ottenere l’eterno servizio devozionale. Krishna disse: ‘Così sia!’
Sulle rive dell’oceano c’è una montagna blu chiamata Nilahadri e sulla vetta di questa montagna Io sarò adorato in queste forme di Jagannath, Baladeva e Subhadra, proprio come quelle che hai visto oggi e chiunque Mi adorerà con sincera devozione, otterrà la Mia dimora eterna.
“C’è una storia molto lunga (disse ridendo lo swami) che ora incomincerò a raccontare.
Il re Indradyumna, un grande devoto del Signore, era il governatore del mondo, aveva potere, soldi, bellezza, una meravigliosa famiglia, onori, tutto il desiderabile, ma sentiva ansietà perché desiderava il darsan (la visione) del Signore. Senza vedere Dio, senza servire Dio, a che serve la vita; così si lamentava. Un pellegrino giunse a palazzo e gli disse: il Signore si è manifestato in questo mondo nella forma di Nila-Madhava. Il re allora mandò dei ministri per cercare questa Divinità di Nila-Madhava, uno di questi ministri, Vidyapati che era molto caro al re, si inoltrò nella giungla profonda e scoprì che un gruppo di sabara (allevatori di maiali) adorava segretamente la Divinità di Nila-Madhava. Vidyapati convinse l’adoratore , Visvavasu, a mostrargli la Divinità.
C’era un lago proprio vicino al tempio nella giungla profonda, Vidyapati vide un corvo che semplicemente bevendo da quel lago assunse una forma spirituale eterna e tornò nel mondo spirituale. Visvavasu, sebbene appartenesse a questa bassa classe di uomini, aveva un amore talmente puro per il Signore che Egli si era manifestato nella forma di Nila-Madhava per farsi adorare da lui.
“Ciò è molto istruttivo, non scelse di farsi adorare da grandi eruditi che avevano profonda conoscenza delle Scritture, non decise di farsi adorare da degli asceti, persone austere che si dedicano al celibato nelle zone più selvagge della foresta, non scelse di farsi adorare da famiglie di brahmana (sacerdoti), da famiglie di casta elevata della società, semplicemente scelse di farsi adorare da un semplice uomo di famiglia, la cui occupazione era allevare maiali. Krishna disse nella Bhagavad-gita: ‘Arjuna tu puoi capirMi perché hai devozione per Me e sei Mio amico.’ Visvavasu amava Dio e questo era quello che importava a Krishna.
“Il ministro tornò da Indradyumna e disse: ‘L’ho trovata!’ Il re decise di partire immediatamente. Fecero una processione, ma giusto poco prima di arrivare, ci fu una forte tempesta e le Divinità scomparvero. Quando arrivarono al tempio, le Divinità non c’erano più. Indradyumna si lamentò: ‘È a causa dei miei peccati che non sono in grado di vedere il Signore, quindi digiunerò fino alla morte.’
“Il Signore però gli parlò: ‘La Mia forma di Nila-Madhava è scomparsa, ma Mi rivelerò nuovamente e tu Mi potrai adorare. Nell’oceano, vicino alla montagna di Nilahadri, si manifesteranno tre tronchi che arriveranno dall’oceano, ognuno porterà i simboli di Visnu. Da questi tronchi di legno, tu dovrai scolpire le forme di Krishna, Baladeva e Subhadra. Qualche tempo dopo, i tronchi apparvero… Krishna, Baladeva e Subhadra fluttuavano nell’oceano dell’amore in separazione. Apparve anche uno scultore eccellente. ‘Scolpirò io le Divinità, disse, ma ad una condizione: fino a che non avrò terminato, nessuno potrà entrare nella stanza dove lavoro. Ti avverto, continuò, se qualcuno entrerà prima del termine del lavoro, scomparirò ed il lavoro rimarrà incompleto.’
“Era Visvakarma (l’architetto celeste) che era apparso nella forma di scultore. Maharaja Indradyumna diede la sua parola e lo scultore incominciò la scultura. Il re origliava e sentiva il lavoro procedere. Il tempo previsto per il termine dei lavori era scaduto ma, la scultura non era ancora visibile. Il re divenne allora molto ansioso e ciò che era peggio, non si sentiva più alcun rumore provenire dalla stanza. Nel suo amore per Krishna, cominciò ad agitarsi molto; impazziva dall’ansia. ‘Che sta succedendo? Ma perché da ore e ore non si sente più nessun suono?’ Alla fine perse il controllo e aprì la porta. Davanti ai suoi occhi vide queste tre Divinità che non avevano braccia, non avevano gambe, apparivano incomplete. Allora comprese che lo scultore se n’era andato per sempre perché lui aveva rotto la promessa. La Divinità di Nila-Madhava, si lamentò il re, aveva promesso che sarebbe apparsa per liberare l’intero mondo ma, a causa della mia impazienza, ho rovinato tutto e la Divinità è rimasta incompleta. Per la vergogna, decise di digiunare fino alla morte.
“In quel momento apparve Narada Muni il quale, suonando la vina (strumento musicale), danzando in estasi, piangendo e singhiozzando disse al re: ‘Quanto è propizio! Non capisci? È un piano del Signore per esaudire il Loro voto verso di me, per salvare il mondo intero, Krishna, Baladeva e Subhadra sono apparsi nella loro forma Maha Prakasa. Sono le stesse forme che ho visto a Dwarka quando Krishna, Balarama e Subhadra sono rimasti rapiti dal sentimento di separazione dagli abitanti di Vrindavana. In altre parole, o re, queste sono le Divinità del Signore che manifestano l’estasi dell’amore per i Loro devoti. Devi costruire un meraviglioso tempio sulla cima di questa montagna Nilahadri e adorare le Divinità.’
“Poi avvennero diversi fatti ma ora arriveremo al punto dello snana-yatra. Il tempio fu costruito a Jagannath Puri e le Divinità furono poste su una piattaforma sopraelevata chiamata snanviti. I migliori brahmana recitavano i mantra ed i Visvavai, i discendenti di Visvavasu che erano i servitori intimi del Signore, erano impegnati come pujari (sacerdoti officianti). Iniziò la cerimonia dell’abhiseka (il bagno sacro). Il primo snana-yatra in questo mondo ebbe inizio.
“Le Divinità furono bagnate con tutte le sostanze più propizie, con tutti gli ingredienti e le formule vediche che si usano per dare piacere alle Divinità. Furono poi costruiti tre meravigliosi carri per portare le Divinità al tempio. Iniziò così il primo Ratha-Yatra (sfilata dei carri). Lo snana-yatra è il giorno dell’apparizione e dell’istallazione delle Divinità di Jagannath, Baladeva e Subhadra. A Jagannath Puri si celebra ogni anno, da tempo immemorabile, questa ricorrenza; è il compleanno delle Divinità. Quando il Signore Caitanya Mahaprabhu viveva a Puri, con grande attenzione partecipava allo snana-yatra, ogni anno; una bellissima visione.
“Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura (il Guru di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada) diceva: ‘Non cercate di vedere Krishna, bensì cercate di servirLo affinché Lui sia desideroso di vedervi.’ Srila Prabhupada, sulla base degli insegnamenti degli acarya precedenti, ci ha insegnato questa dolce pratica dell’adorazione, dobbiamo aggiustare la nostra coscienza in modo tale da vedere che Krishna è la radice di ogni cosa. Se diamo acqua alle radici, tutte le altre parti dell’albero saranno soddisfatte. Questo è il motivo per cui, da tempo immemorabile, comunità di persone si sono riunite mettendo al centro l’adorazione delle Divinità. Nella misura in cui noi onoriamo e adoriamo le Divinità, ci sarà pace e armonia tra gli esseri.
“Srila Prabhupada portava un esempio molto semplice: in un lago se voi tirate delle pietre nello stesso punto, i cerchi che si creeranno si espanderanno armoniosamente perché il centro è lo stesso, identico per tutti; di contro, se tirate sassi in diverse direzioni tutte le onde si scontreranno creando confusione. Se noi accettiamo Krishna come centro, il piacere di Krishna come il centro della nostra vita e seguiamo le istruzioni del Guru, le nostre vite saranno piene d’armonia. Se accettiamo di mettere Dio al centro, allora quest’armonia si espanderà nel mondo intero: tra marito e moglie, tra fratelli e sorelle, tra confratelli e consorelle, tra tutti i membri della famiglia spirituale… Perciò i grandi acarya hanno stabilito quest’adorazione nei templi delle Divinità, in modo che le comunità di uomini possano riunirsi e mettere al centro Dio.
“Srila Prabhupada ci ha insegnato che la felicità del devoto è quella di vedere la felicità di Krishna, se proviamo piacere nel vedere Krishna che mangia la nostra offerta di cibo, saremo soddisfatti anche del cibo più semplice. Se proviamo piacere nel vedere Krishna vestito di seta, argenti e gioielli, se proviamo gusto in questa visione, saremo felici anche indossando semplici cortecce d’albero. Se ci sentiamo soddisfatti e felici nel vedere il meraviglioso volto di luna del Signore sull’altare, non saremo più turbati nel vedere i nostri volti rugosi allo specchio. La vera soddisfazione sta nel dare piacere a Krishna.
“In che modo il Signore Caitanya ed i Suoi devoti, celebravano lo snana-yatra? Erano in estasi, grandi feste e preparazioni di cibo venivano offerte a Jagannath, Baladeva e Subhadra. Più grande era l’offerta delle preparazioni, più i devoti erano felici nel vedere che il Signore accettava quest’offerta. Vedere migliaia di persone che cantavano il Santo Nome del Signore, che Lo glorificavano, rendeva così felici il Signore Caitanya ed i Suoi devoti. Se provate piacere nel vedere e sentire Krishna glorificato, non sarete più ossessionati dal cercare di essere glorificati voi stessi.
“Le Divinità del Signore erano adorate così bene! Le sostanze più preziose erano versate sul corpo delle Divinità. Nella stagione delle piogge (la stagione delle piogge è molto calda e lo snana-yatra si celebra all’inizio di questa stagione) le Divinità erano bagnate con sostanze fresche come latte e yogurt e questa visione dava una gran gioia ai devoti che assistevano. In questo modo il Signore Caitanya ed i Suoi devoti provavano la più grande estasi nell’assistere alla cerimonia del bagno delle Divinità di Jagannath, ma che accadde al Signore che per tutto il giorno veniva bagnato? Prabhupada spiega che il Signore Si ammala, Si raffredda e Gli viene la febbre. Vi potrete domandare: com’è è possibile che al Signore venga il raffreddore? Se Lui è Dio ed è trascendente alle influenze della natura materiale, com’è possibile che Si ammali? Dire però che il Signore illimitato non può prendere freddo o avere la febbre, significa, di fatto, limitarLo.
Se il Signore vuole prendersi raffreddore e febbre, nulla può impedirGlielo, Lui è illimitato e ciò significa che non è limitato da nulla che possa o non possa fare...




La morte, il fine della vita? dicembre 2010

morte cultura vedicaTra le prove con cui ci dobbiamo confrontare nel corso della nostra esistenza, la morte è in assoluto la più misteriosa, inquietante e paurosa. Un evento ineluttabile, che chiunque, senza distinzione, prima o poi deve affrontare, per il quale non esiste rimedio e su cui non possiamo esercitare nessun controllo. Il momento della morte è l'esperienza più difficile, spesso acutizzata dal grande sconforto generato dalla progressiva consapevolezza dell’inevitabilità del momento, a cui per tutta la vita si è cercato di non pensare.


        Ma la morte in realtà non è che la conseguenza del processo degenerativo naturale della materia di cui il nostro corpo è costituito, che inizia fino dalla nascita. In pochi però accettano questo fatto elementare, perché l'essere vivente conserva l'idea di essere immortale. Una percezione in sé corretta, anche se diventa essenziale stabilire quali siano le reali caratteristiche dell'immortalità dell'individuo, evitando di sprecare grandi quantità di energia nel futile tentativo di preservare quella parte di noi, il corpo fisico, la cui deperibilità è ineludibile.

L’antichissima cultura vedica descrive come la transitorietà della materia nulla ha a che vedere con l’eternità del vero sé. Il corpo fisico rimane assoggettato alle leggi della natura materiale, mentre la sostanza di cui è fatta l'anima viene descritta come sat-cit-ananda vigraha (in sanscrito sat - eterna, cit - piena di conoscenza e ananda - colma di felicità). Non essendo deperibile per natura e quindi non soggetta alla morte, l'anima vive semplicemente delle esperienze formative ed evolutive passando di corpo in corpo. Queste due nature, spirituale e materiale, convivono ed interagiscono in maniera così profonda che senza un'analisi accurata risulta difficile individuarne le rispettive caratteristiche.


        La filosofia vedica insegna che il corpo fisico è formato dai cinque elementi della natura materiale (terra, acqua, aria, fuoco, etere), che sono in continua trasformazione e dal corpo sottile, o apparato psichico. Quest'ultimo è costituito dalla mente, dall'intelligenza e dall'erronea identificazione dell'anima con il corpo, o falso ego (manas, buddhi, ahankara). Il corpo sottile guida quello grossolano al fine di soddisfare, attraverso l'apparato sensoriale, i desideri che vengono costantemente generati dall'interazione con la materia. Sia il corpo fisico che quello psichico sono attivati dall'anima che vi risiede e che dà loro vita.

Il corpo sottile memorizza informazioni, elabora esperienze, assimila emozioni (processo che in sanscrito si chiama samskara) generando così delle tendenze, o vasana. All'istante della morte del corpo fisico, l'anima, rivestita ancora dal suo corpo sottile, in essenza si trasferisce in un nuovo corpo, che viene modellato a seconda dei desideri coltivati fino ad allora. Di qui la diversità biologica e psichica che osserviamo in tutti gli strati del mondo che ci circonda. Questa impronta in continua trasformazione, accompagna il passeggero, ovvero l'anima spirituale eterna illusa di essere il corpo che la riveste, attraverso un viaggio infinito, detto samsara, l'eterno ciclo di ripetute nascite e morti.

Il corpo sottile determina la personalità, ma non identifica la persona e il vero sé. E' un errore comune pensare che la legge del karma, che regola rigidamente ogni nostra azione e che determina la condizione esistenziale in cui ci si trova, sia incontrastabile. Eppure, mentre ciò che viviamo attualmente è il risultato delle nostre azioni passate, la creazione del susseguirsi dei nostri desideri (e quanto è bene accettarlo se non vogliamo tormentarci inutilmente), il futuro, grazie al libero arbitrio di cui disponiamo, rimane sempre e comunque nelle nostre mani.

Sono dunque i pensieri che avremo al momento della morte a determinare il nostro corpo futuro. Arrivare all'appuntamento finale vigili e consci di dove stiamo andando, consapevoli che nulla finisce veramente, ci darà la serenità di superare questo difficile passaggio. Altrimenti, lo sconforto e la paura inevitabilmente ci assaliranno, realizzando con terrore che figli, parenti, amici, scienziati e medici, non possono fare assolutamente nulla per aiutarci.

Chi ha compreso che il corpo e la mente sono transitori mentre il corpo spirituale non è condizionato dalle leggi della fisica, diventerà abhay, colui che è senza paura. I saggi, gli yogi, gli spiritualisti e i ricercatori spirituali che realizzano il vero sé conducono una vita di pace, gioiosa, serena e indisturbata dalle dualità del mondo.


        Ritrovare la coscienza della propria natura spirituale eterna e riconnettersi con Dio, Krishna, la Persona Suprema, fosse anche pochi istanti prima del trapasso, può modificare in modo fondamentale il nostro futuro, mettendoci in contatto con la piattaforma trascendentale alla quale apparteniamo. Se penseremo a Krishna, a Dio, nel momento della morte, torneremo da Lui con la nostra forma spirituale, abbandonando per sempre il corpo grossolano e quello sottile.

Invece, se altri pensieri e desideri materiali da soddisfare affolleranno la nostra mente, torneremo a rivestirci di un altro corpo e mai usciremo da questo mondo che ripropone, con apparente rinnovata modalità, la stessa invariata sequenza di alternanza tra gioie e dolori, illusioni e speranze che culminano inevitabilmente nella sofferenza finale chiamata morte.

Per chi è interessato, di seguito vi segnalo alcuni versi tratti dalla Bhagavad-Gita e commentati da SDG Swami Prabhupada.

Bhagavad-gita, Capitolo 2, Verso 13

Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona saggia non è turbata da questo cambiamento.

Spiegazione

Ogni essere vivente è un’anima spirituale, distinta da tutte le altre. A ogni istante l’anima cambia corpo e si manifesta nella forma di un bambino, di un adolescente, poi di un adulto e infine di un vecchio. Ma l’anima rimane sempre la stessa e non subisce alcun cambiamento. Infine, alla morte del corpo, l’anima trasmigra in un altro involucro...

Bhagavad-gita, Capitolo 2, Verso 16

Coloro che vedono la verità hanno concluso che non vi è durata in ciò che non esiste [il corpo materiale] e non vi è cambiamento in ciò che è eterno [l’anima]. Studiando la natura di entrambi, essi sono giunti a questa conclusione.

Spiegazione

Il corpo materiale, soggetto a continui cambiamenti, è temporaneo. La medicina moderna ammette che le cellule del corpo cambiano a ogni istante, provocando la crescita e l’invecchiamento. Ma l’anima continua a esistere e rimane sempre la stessa, nonostante le trasformazioni del corpo e della mente. Ecco la grande differenza tra l’energia materiale e quella spirituale: il corpo cambia continuamente mentre l’anima è eterna...

Bhagavad-gita, Capitolo 2, Verso 17

Sappi che non può essere distrutto ciò che pervade il corpo. Nessuno può distruggere l’anima eterna.

Spiegazione

...ogni corpo è dunque l’involucro di un’anima individuale, e il sintomo della presenza dell’anima è la coscienza...

Bhagavad-gita, Capitolo 2, Verso 20

Per l’anima non vi è nascita né morte. La sua esistenza non ha avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non avrà inizio nel futuro. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore.

Spiegazione

...L’anima non nasce, ma poiché deve rivestirsi di un corpo materiale, il corpo nasce. L’anima non è dunque creata nel momento in cui si forma il corpo, e non muore quando il corpo si decompone. Solo ciò che nasce deve morire. Ma poiché l’anima non nasce, non conosce né passato né presente né futuro. È eterna e originale, e niente lascia supporre che abbia avuto un inizio. Non invecchia come il corpo; perciò il vecchio si sente interiormente uguale al bambino o al giovane che è stato un tempo...

Bhagavad-gita, Capitolo 2, Verso 22

Come una persona indossa abiti nuovi e lascia quelli usati, così l’anima si riveste di nuovi corpi materiali, abbandonando quelli vecchi e inutili.

Spiegazione

...Anche gli scienziati moderni, che non credono nell’esistenza dell’anima non possono spiegare da dove proviene l’energia che emana dal cuore e devono riconoscere la continua trasformazione del corpo...

In conclusione, il momento della morte non potrà spaventarci se sappiamo come affrontarlo. Il mio intervento desidera offrire uno spunto di riflessione verso una comprensione più strutturata e profonda del fenomeno che chiamiamo morte e che merita di essere studiato in tutti i suoi aspetti.

La morte non è necessariamente il momento più catastrofico della vita ma rimane il momento più importante, il summum bonum, al quale dobbiamo arrivare perfettamente preparati.

Hare Krishna

{Fine 3a Parte}




 


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